di Luciano Gre­go­retti*

Sarà forse per que­sto mio inve­te­rato cam­pa­ni­li­smo, ma quando sento par­lare della gran­dezza e delle capa­cità pro­fes­sio­nali di un mar­chi­giano ne gioi­sco.
E così è stato alcuni giorni orsono all’Università “La Sapienza” di Roma per la pre­sen­ta­zione del libro: “Giu­seppe Giun­chi, l’esemplarità delle doti umane di un grande cli­nico”, edito a cura di Fer­nando Aiuti, Pro­fes­sore Eme­rito all’Università “La Sapienza” e di Pina Gen­tili, diret­tore del CESMA, Cen­tro Studi Mar­che di Roma. Nell’Aula del Dipar­ti­mento di Medi­cina a lui stesso inte­stata, Pina Gen­tili ha dato il via alla mani­fe­sta­zione ricor­dando come l’attività scien­ti­fica e divul­ga­tiva di Giun­chi avesse tro­vato una natu­rale con­ver­genza con l’attività cul­tu­rale del CESMA e del pro­po­sito di far inti­to­lare una strada di Roma a que­sto nostro insi­gne lumi­nare. Fer­nando Aiuti, che è anche Pre­si­dente Ono­ra­rio del CESMA, ha rie­vo­cato a grandi tratti il pas­sato del suo Mae­stro, che non è stato solo un grande scien­ziato, ma anche un grande medico capace di tra­sfe­rire a tutti la sua immensa e spon­ta­nea uma­nità. A sua volta Franco Moschini, pre­si­dente del CESMA e pre­si­dente della “Pol­trona Frau”, ha ricor­dato anche il senso reli­gioso dall’insigne pro­fes­sore con la let­tura di una pre­ghiera da lui scritta che equi­vale al suo testa­mento spi­ri­tuale e ritro­vata in uno dei suoi libri un anno dopo la sua scom­parsa.
La nipote Ste­fa­nia Giun­chi lo ha ricor­dato come un uomo giu­sto e grande, come padre adot­tivo e ha sot­to­li­neato com­mossa che la pre­ghiera da lui scritta è una sacro­santa ere­dità di idee e prin­cipi morali lasciata ai posteri. Stu­denti e pub­blico hanno seguito infine le appas­sio­nanti testi­mo­nianze di Filippo Rossi Fanelli, Diret­tore del Dipar­ti­mento di Medi­cina Cli­nica, di Pie­tro Serra, Pro­fes­sore Senior di Medi­cina Interna, di Franco Sorice , Pro­fes­sore Eme­rito a “La Sapienza”, tutti allievi di Giun­chi e tutti con­cordi sul geniale valore della sua opera e sul suo incon­di­zio­nato rispetto della per­sona umana.
Giu­seppe Giun­chi, nato a Reca­nati nel 1915 e dece­duto a Roma nel 1987, si era qui lau­reato a soli 23 anni in Medi­cina e Chi­rur­gia con il mas­simo dei voti e la lode. Si era poi spe­cia­liz­zato in Cli­nica Medica nell’ Isti­tuto diretto da Cesare Fru­goni, dando così ini­zio alla sua car­riera uni­ver­si­ta­ria come Pro­fes­sore Ordi­na­rio di malat­tie infet­tive alle Uni­ver­sità di Sas­sari, Peru­gia, Siena e Roma e docente di Cli­nica Medica. E’ stato il medico di Papi come Paolo VI e Gio­vanni Paolo II e di Sta­ti­sti come Segni, Sara­gat e Leone.
Giu­seppe Giun­chi è stato anche un Mae­stro che ha lasciato la sua indi­scussa impronta nel campo delle malat­tie infet­tive e molti sono i suoi allievi che hanno rag­giunto la Cat­te­dra Uni­ver­si­ta­ria o il Pri­ma­riato Ospe­da­liero. Nella sua pro­fes­sione Giu­seppe Giun­chi era molto noto anche per aver sem­pre tenuto in grande con­si­de­ra­zione non solo la malat­tia ma anche il malato. Non amava il lusso né la vita mon­dana. Insi­gnito di innu­me­re­voli rico­no­sci­menti e ono­ri­fi­cenze, era cor­teg­giato dai poli­tici. I pochi favori che ottenne li tra­sferì tutti al Poli­cli­nico Umberto I e al Comune di Ser­ra­valle di Chienti, dove in qua­lità di sin­daco per tre legi­sla­ture, legò il suo nome ad opere e infra­strut­ture per­ma­nenti, tra le quali il Palazzo Comu­nale, pro­get­tato gra­tui­ta­mente per lui dal famoso archi­tetto Pier Luigi Nervi. Ed è appunto al Comune di Ser­ra­valle del Chienti che si terrà a set­tem­bre un’altra grande com­me­mo­ra­zione dell’illustre scien­ziato e la pre­sen­ta­zione del libro di Fer­nando Aiuti e di Pina Gen­tili. Sarà una grande festa.

Arti­colo pub­bli­cato su www.cronachemaceratesi.it il 10/06/2013
*Luciano Gre­go­retti, autore e regi­sta, già docente di Regia all’Accademia di Belle Arti di Macerata.