Poli­tea­ma di Tolen­ti­no la mostra “Segni di Luce” dedi­ca­ta all’opera di Pao­lo Gubi­nel­li. L’esposizione è cura­ta da Pao­la Bal­le­si ed è orga­niz­za­ta in col­la­bo­ra­zio­ne con CeSMa Cen­tro Stu­di Mar­che. La car­ta come mez­zo con­ge­nia­le di espres­sio­ne arti­sti­ca, essa è per Pao­lo Gubi­nel­li la super­fi­cie idea­le, lo spa­zio più ricet­ti­vo, il cam­po di bat­ta­glia e la mate­ria più dut­ti­le per un cor­po a cor­po con il lin­guag­gio espres­si­vo. Car­ta pie­ga­ta, inci­sa, taglia­ta, segna­ta, dise­gna­ta, colo­ra­ta, graf­fia­ta, pia­ga­ta, illu­mi­na­ta, oscu­ra­ta, ombra­ta. È con essa – spie­ga Pao­la Bal­le­si – che l’artista gio­ca una par­ti­ta lun­ga una vita per­ché c’è in palio il tro­feo dell’immaginazione crea­ti­va che sfon­da il muro del­la con­sue­tu­di­ne e dell’acquietamento nell’abitudine per libe­ra­re il pro­pel­len­te ener­ge­ti­co fat­to di segni e signi­fi­ca­ti, sogni e costrut­ti, le impal­ca­tu­re cul­tu­ra­li che muo­vo­no il mon­do. La car­ta è infat­ti nel DNA dell’artista, e non pote­va esse­re altri­men­ti, nato a Mate­li­ca la cit­tà che, insie­me a Pio­ra­co, fa par­te del più impor­tan­te distret­to del­la car­ta dell’Italia cen­tra­le il cui sto­ri­co cen­tro nevral­gi­co è la più famo­sa Fabria­no. Dun­que fin dagli esor­di nel­la secon­da metà degli anni ’60, Pao­lo Gubi­nel­li, impo­sta la sua ricer­ca facen­do­la vira­re dal più tra­di­zio­na­le sup­por­to del­la tela al mate­ria­le car­ta­ceo che sen­te con­ge­nia­le ed adat­to per appro­fon­di­te inda­gi­ni sul­le inci­den­ze del­la luce nel­le sue infi­ni­te varian­ti e sull’articolazione del­lo spa­zio nel­le sue mol­te­pli­ci rela­zio­ni strut­tu­ra­li. Pao­lo Gubi­nel­li sco­pre gio­va­nis­si­mo l’importanza del con­cet­to spa­zia­le di Lucio Fon­ta­na che deter­mi­na un orien­ta­men­to costan­te nel­la sua ricer­ca. Nel­la sua atti­vi­tà arti­sti­ca è anda­to mol­to pre­sto matu­ran­do, dopo espe­rien­ze pit­to­ri­che su tela o con mate­ria­li e meto­di di ese­cu­zio­ne non tra­di­zio­na­li, un vivo inte­res­se per la “car­ta”: in una pri­ma fase ope­ra su car­ton­ci­no bian­co, mor­bi­do al tat­to, con una par­ti­co­la­re ricet­ti­vi­tà alla luce, lo inci­de con una lama, secon­do strut­tu­re geo­me­tri­che che sen­si­bi­liz­za al gio­co del­la luce pie­gan­do­la manual­men­te lun­go le inci­sio­ni. In un secon­do momen­to, sosti­tui­sce al car­ton­ci­no bian­co, la car­ta tra­spa­ren­te, sem­pre inci­sa e pie­ga­ta; o in fogli, che ven­go­no dispo­sti nell’ambiente in pro­gres­sio­ne rit­mi­co-dina­mi­ca, o in roto­li che si svol­go­no come papi­ri su cui le lie­vis­si­me inci­sio­ni ai limi­ti del­la per­ce­zio­ne diven­ta­no i segni di una poe­sia non ver­ba­le. Nel­la più recen­te espe­rien­za arti­sti­ca, sem­pre su car­ta tra­spa­ren­te, il segno geo­me­tri­co, con il rigo­re costrut­ti­vo, vie­ne abban­do­na­to per una espres­sio­ne più libe­ra che tra­du­ce, attra­ver­so l’uso di pastel­li colo­ra­ti e inci­sio­ni appe­na avver­ti­bi­li, il libe­ro impre­ve­di­bi­le moto del­la coscien­za, in una inter­pre­ta­zio­ne tut­ta liri­co musi­ca­le. Oggi que­sto lin­guag­gio si arric­chi­sce sul­la car­ta di toni e di gesti acque­rel­la­ti acqui­stan­do una più inti­ma den­si­tà di signi­fi­ca­ti. Ha ese­gui­to ope­re su car­ta, libri d’artista, su tela, cera­mi­ca, vetro con segni inci­si e in rilie­vo in uno spa­zio lirico-poetico.
All’inaugurazione del­la mostra, oltre all’artista Pao­lo Gubi­nel­li e alla cura­tri­ce Pao­la Bal­le­si, sono inter­ve­nu­ti il Pre­si­den­te del CeSMa Fran­co Moschi­ni, la Pre­si­den­te Eme­ri­ta del CeSMa Rosan­na Vau­det­ti e la Diret­tri­ce del CeSMa Pina Gen­ti­li. Prof.ssa Pao­la Ballesi