a cura di PAOLA BALLESI

Sede del Soda­li­zio dei Pice­ni dal 23 gen­na­io 2020

Alla soglia del cin­quan­te­na­rio del­la scom­par­sa, avve­nu­ta improv­vi­sa­men­te a soli quarant’anni, il Cesma, Cen­tro Stu­di Mar­che, ren­de omag­gio a Elvi­dio Fara­bol­li­ni con una retro­spet­ti­va che rac­co­glie le tap­pe salien­ti del suo lavo­ro. Omag­gia­re que­sto arti­sta ‘appar­ta­to’ ma di gran­de rico­no­sciu­to talen­to vuol dire aggiun­ge­re un altro impor­tan­te tas­sel­lo a chi ha costrui­to attra­ver­so l’arte la sto­ria dell’umanità in cam­mi­no sull’impervio cri­na­le dell’esistenza. Un tran­si­to ter­re­no, sem­pre pre­ca­rio e a rischio anche nell’orizzonte del­la moder­ni­tà, che Elvi­dio Fara­bol­li­ni squa­der­na in visio­ni di pathos com­po­ste da cor­pi fran­tu­ma­ti in scheg­ge e bran­del­li esi­sten­zia­li gron­dan­ti di pas­sio­ni, desi­de­ri, ango­sce ed enig­ma­ti­ci pro­fe­ti­ci sogni.

Elvi­dio Fara­bol­li­ni (Treia, MC 1930 – 1971)
Dopo aver con­se­gui­to il diplo­ma di mae­stro d’arte pres­so l’Istituto Sta­ta­le di Bel­le Arti di Urbi­no, per la deco­ra­zio­ne e la illu­stra­zio­ne del libro, ha fre­quen­ta­to l’Accademia di Bel­le Arti di Roma. Ha col­ti­va­to talen­to e pas­sio­ne per le arti visi­ve dedi­can­do­si al dise­gno, all’incisione, alla pit­tu­ra, alla scul­tu­ra e alla cera­mi­ca ma anche all’insegnamento di Dise­gno e Sto­ria dell’arte pres­so la Scuo­la Secon­da­ria Supe­rio­re. Oltre ad aver par­te­ci­pa­to a mostre col­let­ti­ve e rice­vu­to pre­mi di rilie­vo, ha tenu­to mostre per­so­na­li in diver­se cit­tà ita­lia­ne e stra­nie­re. Sue ope­re sono pre­sen­ti in col­le­zio­ni pub­bli­che e pri­va­te ita­lia­ne ed estere.