Don San­dro Cor­ra­di­ni è uno dei non pochi uomi­ni di Chie­sa impe­gna­ti in modo mol­to pro­fon­do nel cam­po del­la ricer­ca sto­ri­co arti­sti­ca. Ormai da sva­ria­ti anni ha dedi­ca­to e dedi­ca una par­te del­la sua vita al lavo­ro d’archivio, soprat­tut­to spin­to dall’intenzione di far cono­sce­re il più appro­fon­di­ta­men­te ed ogget­ti­va­men­te pos­si­bi­le la figu­ra e l’opera di Miche­lan­ge­lo Meri­si da Cara­vag­gio, il genio che, come tut­ti ormai rico­no­sco­no, a caval­lo dei seco­li XVI e XVII rivo­lu­zio­nò la sto­ria dell’arte.
Sono pro­prio i ritro­va­men­ti archi­vi­sti­ci di don San­dro, per meglio dire le testi­mo­nian­ze rie­mer­se in un codi­ce da lui sco­va­to negli Archi­vi vati­ca­ni, che con­sen­to­no di for­ni­re una più ampia nar­ra­zio­ne del tra­gi­co duel­lo in cui tro­vò la mor­te Ranuc­cio Tomas­so­ni, nel mag­gio del 1606, come appa­re nel volu­me in memo­ria di Mau­ri­zio Mari­ni (etgra­phiae, 2015) che indu­ce oggi a deru­bri­ca­re l’evento come “omi­ci­dio pre­te­rin­ten­zio­na­le”. Que­gli scrit­ti in effet­ti aiu­ta­no a capi­re per­ché la mano dell’artista si armò quel fata­le gior­no e i veri moti­vi di quel duello.
Inda­gan­do sul­le car­te del fon­do nota­ri­le e su quel­le del fon­do cri­mi­na­le del Gover­na­to­re di Roma, Cor­ra­di­ni ha sco­per­to cosa era real­men­te suc­ces­so, e poi che tipo di pena ave­va subi­to Cara­vag­gio e se quell’uscita così fret­to­lo­sa da Roma ave­va uno sco­po e un fine, vale a dire se ci fos­se l’idea di come poter rien­tra­re, e come, oppu­re fos­se una con­di­zio­ne per­ma­nen­te. Abbia­mo insi­sti­to su que­sto pun­to che ci pare dav­ve­ro poter rias­su­me­re bene come don San­dro Cor­ra­di­ni abbia inte­so la ricer­ca sto­ri­ca, sem­pre però col­le­ga­ta a tema­ti­che di carat­te­re civi­le, edu­ca­ti­vo, in uno spi­ri­to par­te­ci­pa­ti­vo che ne ha sem­pre esal­ta­to anche il por­ta­to spirituale.
Non biso­gna dimen­ti­ca­re infat­ti che egli ha rico­per­to per anni anche un inca­ri­co di impor­tan­za capi­ta­le in Vati­ca­no, come pro­mo­to­re di giu­sti­zia del­la Con­gre­ga­zio­ne per le Cau­se dei San­ti, pri­ma di impe­gnar­si in pri­ma per­so­na, ormai da oltre 30 anni, in inda­gi­ni di archivio.