Gio­ve­dì 30 mag­gio alle ore 17:00, nel­la Sala Capi­to­la­re del Sena­to del­la Repub­bli­ca, si è svol­ta la ceri­mo­nia di con­se­gna del pre­sti­gio­so rico­no­sci­men­to “Picus del Ver Sacrum 2023 — Mar­chi­gia­ni del­l’An­no”. Il pre­mio, con­fe­ri­to annual­men­te dal Cen­tro Stu­di Mar­che “G. Giun­chi” a mar­chi­gia­ni che si sono par­ti­co­lar­men­te distin­ti per meri­ti pro­fes­sio­na­li, scien­ti­fi­ci, arti­sti­ci, cul­tu­ra­li e socia­li, è sta­to isti­tui­to nel 1986 dal pro­fes­sor Arman­do Maz­zo­ni, allo­ra Pre­si­den­te del Ce.S.Ma.

Que­sta la rosa dei pre­mia­ti di que­sta 38a edizione:

UGO BELLESIGior­na­li­sta — Sto­ri­co del­la gastro­no­mia mar­chi­gia­na (MC)

ROSARIA DEL BALZO RUITIPre­si­den­te Cro­ce Ros­sa (MC)

VITTORIO CAMAIANISti­li­sta (AP)

EMANUELE FRONTONIPro­fes­so­re ordi­na­rio di Infor­ma­ti­ca Uni­ver­si­tà Mace­ra­ta (FM)

FRANCESCO LOMBARDOImpren­di­to­re (MC)

GIULIO MAURIZIChi­rur­go Tora­ci­co e Pro­fes­so­re uni­ver­si­ta­rio (MC)

MICHELA MERCURIDocen­te uni­ver­si­ta­ria, scrit­tri­ce (FM)

ELISA E PAOLO SCENDONIImpren­di­to­ri (FM)

DARCO PELLOSPre­fet­to di Vene­zia (PU)

PAOLO PAGNOTTELLAAmmi­ra­glio (PU)

Sono sta­ti inol­tre asse­gna­ti il pre­mio Mar­chi­gia­no ad Hono­rem (17a edi­zio­ne) all’Ambasciatore d’Italia, Segre­ta­rio Gene­ra­le del­l’I­ni­zia­ti­va Adria­ti­co Ioni­ca (IAI) GIOVANNI CASTELLANETA e il pre­mio Mar­chi­gia­no nel Mon­do (9a edi­zio­ne) a LORENA NOÉ, Pre­si­den­te Asso­cia­zio­ne Mar­chi­gia­ni a Genk — Belgio.
Le ope­re d’arte con­se­gna­te ai pre­mia­ti sono sta­te rea­liz­za­te dall’artista Sil­vio Cat­ta­ni e sono gen­til­men­te dona­te dall’azienda pesa­re­se Fiam di Vit­to­rio Livi.
Alla ceri­mo­nia di pre­mia­zio­ne, che è sta­ta aper­ta dai salu­ti isti­tu­zio­na­li (on line) del Sena­to­re Que­sto­re del Sena­to del­la Repub­bli­ca Anto­nio De Poli, han­no pre­so par­te l’Ambasciatore Gior­gio Girel­li e la gior­na­li­sta Rosan­na Vaudetti.
Sono inter­ve­nu­ti per la let­tu­ra dei cur­ri­cu­lum e del­le moti­va­zio­ni gli atto­ri Simo­ne Pie­ro­ni e Rober­ta Sar­ti. L’evento, orga­niz­za­to dal­la diret­tri­ce del Ce.S.Ma Pina Gen­ti­li, è sta­to tra­smes­so in diret­ta strea­ming al https://webtv.senato.it/ e sul cana­le You­Tu­be del Sena­to Ita­lia­no https://www.youtube.com/user/SenatoItaliano


Tac­cui­no
Poe­sie di Vit­to­ria Fonseca

La poe­sia di Vit­to­ria appa­re gene­ro­sa­men­te confidente.
In una appa­ren­te sem­pli­ci­tà, la sua paro­la si affran­ca dal sim­bo­li­co e con slan­cio emo­ti­vo si con­se­gna al rischio di ripor­tar­ne il sen­so alla sua ori­gi­ne e di tor­na­re a esse­re nel­la sua pie­nez­za, pur nel­le assen­ze e nel­le lon­ta­nan­ze, quell’attimo e quel sus­sul­to di imma­nen­te peren­ne presente.
La sua poe­sia non è fat­ta solo di nostal­gia, non cri­stal­liz­za il tem­po, non con­fi­na le sin­go­le vicen­de in bol­le di memo­ria e non impri­gio­na il pen­sie­ro nel ricor­do, ma nell’albore del suo auten­ti­co ri-dire par­to­ri­sce il pas­sa­to, ogni vol­ta, ed è sem­pre una ri-nasci­ta, in car­ne e anima.
La poe­ti­ca di Vit­to­ria, con le sue rime, allit­te­ra­zio­ni e asso­nan­ze, pos­sie­de una gran­de for­za evo­ca­ti­va e una rea­le for­za di gra­vi­tà ver­ba­le, pie­na­men­te in gra­do di soste­ne­re la luce inte­rio­re da cui trae origine.
Come una piu­ma sul bara­tro, la sua poe­sia sa esse­re con­trap­pe­so alla ver­ti­ca­li­tà del vive­re, por­ta a dimo­ra le pere­gri­na­zio­ni dell’umano cammino.
(dal­la pre­fa­zio­ne di Clau­dio Ongarato)

Tac­cui­no dov’eri?
non ti trovavo –
dove fis­sa­re i pensieri?
Se non ci sei se ne vanno.

Cose che parlano
Poe­sie di Vit­to­ria Fonseca

Leg­ge­re i ver­si di Vit­to­ria Fon­se­ca gene­ra fedel­tà. Desi­de­rio di tor­na­re ad ascol­tar­ne la sot­ti­le malìa; voglia di guar­dar­la negli occhi, acu­ti, pene­tran­ti, solo acca­rez­zan­do­ne la caden­za. Sa costrui­re un alfa­be­to comu­ne, que­sta autri­ce pre­zio­sa e iro­ni­ca, di memo­ria e com­pas­sio­ne; è un fare che diven­ta appel­lo, ricer­ca di un pos­si­bi­le bene. La sal­vez­za, se sal­vez­za esi­ste, deve esse­re con­di­vi­sa. Anco­ra una vol­ta, in que­sta nuo­va rac­col­ta, Vit­to­ria ci abbrac­cia tut­ti: la sua lin­gua è poe­ti­ca, lad­do­ve tro­va la pro­pria iden­ti­tà con il lin­guag­gio di una pra­ti­ca vitale.
Non ci si può distac­ca­re dal tra­scor­re­re del tem­po e dal­le sue, anche ama­re, meta­mor­fo­si. Il resto è per­ma­nen­za cara e dolen­te. Vit­to­ria cono­sce la per­di­ta degli affet­ti, la tri­stez­za del mon­do, ma deci­de con­scia­men­te di pre­ser­var­ne la bel­lez­za pre­ca­ria: ciò che si può coglier­ne in un gesto, in un pas­sag­gio di luce. Deci­de, con volon­tà dol­ce e fer­rea a un tem­po, di rida­re espres­sio­ne alla luce del­le cose, met­ten­do un po’ da par­te (sen­za rinun­cia­re alla dimen­sio­ne affet­ti­va, che per­ma­ne come un bas­so con­ti­nuo) l’autonomia dell’io. È una poe­sia pros­si­ma, anche se raf­fi­na­ta, quel­la di Fon­se­ca, per­cor­sa da una sen­si­bi­li­tà epi­der­mi­ca che non tra­scu­ra i det­ta­gli, il rap­por­to con l’Altro.
(dal­la pre­fa­zio­ne di Fran­ce­sca Brandes)

Ho ria­per­to una vec­chia credenza
ho rivi­sto cose dimenticate
taz­ze bic­chie­ri posate,
sen­ti­to l’odore
la com­pa­gnia e il loro linguaggio
ram­pol­la­no imma­gi­ni preziose
cari vol­ti, momen­ti dissolti.

 


Gli “ami­ci ceci­lia­ni” han­no il pia­ce­re di ricor­da­re l’insigne socio che a con­tat­to con illu­stri mae­stri nel suo sog­gior­no roma­no ebbe modo di for­gia­re la sua distin­ta cul­tu­ra musicale.
Era nato a Ser­ra­pe­tro­na, ter­ra fecon­da di voca­zio­ni, il 29 mar­zo 1888 e, appe­na ordi­na­to sacer­do­te nel 1913, ven­ne chia­ma­to alle armi come cap­pel­la­no mili­ta­re fino al ter­mi­ne del pri­mo con­flit­to mondiale.
Al ritor­no fu invia­to a Mon­te­cas­si­no e a Roma peri per­fe­zio­na­re la sua atti­tu­di­ne musi­ca­le nell’Associazione di Musi­ca Sacra di S.Cecilia, bel con­sci che “quan­ti com­pon­go­no o diri­go­no o ese­gui­sco­no musi­ca. eser­ci­ta­no un vero apo­sto­la­to” (Enci­cli­ca: Musi­cae sacrae Disci­pli­na, 18).
E tut­ta la sua pre­zio­sa atti­vi­tà di inse­gna­men­to e di diret­to­re del coro si chiu­se dinan­zi alla tastie­ra dell’organo del­la Cat­te­dra­le, al can­to dell’Alleluia del­la Veglia Pasqua­le nel 21 apri­le 1956. Ecco per­ché la sua memo­ria non deve venir meno.

Don San­dro Corradini