L’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, in collaborazione con il CeSMa, ha organizzato la mostra “Padre Matteo Ricci”, che ripercorre la vita e le opere del primo mediatore culturale. La mostra presenta un pezzo unico: la Bibbia di Plantin, anche conosciuta come Bibbia poliglotta di Anversa, gentilmente prestata dal Museo Plantin-Moretus di Anversa. Stampata col titolo di Biblia Polyglotta, fu un’opera in cinque lingue finanziata dal re Filippo II di Spagna, curata da vari studiosi coordinati dall’orientalista spagnolo Benito Arias Montano e stampata ad Anversa dal famoso tipografo Christophe Plantin tra il 1568 e il 1572.
Matteo Ricci è stato il primo mediatore culturale. Nato 1552 in una famiglia agiata di Macerata e formatosi dai Gesuiti a Macerata, decide di entrare in noviziato nella Compagnia di Gesù, contro il volere della propria famiglia. Dopo aver passato qualche anno nei Collegi dei Gesuiti in Italia dove si forma come umanista e scienziato, a soli 26 anni parte per l’India. A Goa viene ordinato sacerdote e si forma come teologo, prima della missione più importante della sua vita: quella che nel 1582 lo porta in Cina, dove rimarrà fino alla sua morte, avvenuta nel 1610 a Pechino. In Cina Ricci comincia subito a studiare il mandarino, ed ha la grande intuizione di iniziare a dialogare con gli intellettuali cinesi attraverso una prima opera letteraria non religiosa capace di unire i due mondi attraverso parole e concetti cari e vicini a entrambe le loro realtà. Dell’Amicizia e Benevolenza sono trattati che Padre Matteo Ricci scrive interamente in mandarino riportando massime e aforismi e pensieri sulle relazioni umane di amicizia, che fanno di questi formidabili testi l’esempio pratico di come Occidente e Oriente possano accordarsi su temi cruciali.
ROMA – La Sala Capitolare del Convento di S. Maria sopra Minerva — Senato della Repubblica, ha accolto, venerdì 1° luglio alla presenza di un folto pubblico, la cerimonia di conferimento del premio istituzionale “Picus del Ver Sacrum 2021 — Marchigiano dell’Anno” giunto alla 36a edizione, patrocinato dal Senato della Repubblica e dalla Regione Marche. Istituito nel 1986 da Armando Mazzoni, fondatore del CeSMa — Centro Studi Marche “G. Giunchi, l’ambito riconoscimento è assegnato annualmente a marchigiani che si sono distinti in campo scientifico, artistico, culturale e imprenditoriale.
Quest’anno sono stati premiati:
GIORGIA CASONI Imprenditrice (MC)
GALLIANO CRINELLA Professore Ordinario Storia Filosofia Università Urbino (AN)
GIUSTINO DI EMIDIO Imprenditore (AP)
GIULIANO GIULIANI Scultore (AP)
DANIELE LIVI Imprenditore (PU)
ALBERTO MONACHESI Giornalista (MC)
CLAUDIO PETTINARI Rettore Università Camerino (MC)
SANDRO POLCI Architetto (MC)
MARCO SANTINI Musicista (MC)
ELPIDIO STORTINI Direttore l’Altro giornale (PU)
Il premio Marchigiano ad Honorem 15a edizione a GIOVANNI NISTRI già Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri (RM) Il premio “Marchigiano nel Mondo” 7a edizione è stato assegnato a JAVIER PABLO LUCCA Membro FEMACEL — Federación Marchigiana del Centro Litoral (Rosario — Argentina)
Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato il Presidente Onorario del Ce.S.Ma. Prof. Giuseppe Luzi, il Dott. Giorgio Girelli, Presidente Emerito CeSMa — Ambasciatore Repubblica San Marino e Pina Gentili Direttore Centro Studi Marche. Gli attori Simone Pieroni e Roberta Sarti hanno curato la lettura delle motivazioni e dei curriculum dei premiati. Quest’anno di premi sono stati costituiti dai multipli numerati “Sfera Ducale in Prezioso Vortice” dell’artista Carlo Iacomucci. Sono intervenuti i Sindaci della Comunità Monti Azzurri.
La manifestazione è stata organizzata dalla direttrice del CeSMa Pina Gentili.
Don Sandro Corradini è uno dei non pochi uomini di Chiesa impegnati in modo molto profondo nel campo della ricerca storico artistica. Ormai da svariati anni ha dedicato e dedica una parte della sua vita al lavoro d’archivio, soprattutto spinto dall’intenzione di far conoscere il più approfonditamente ed oggettivamente possibile la figura e l’opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio, il genio che, come tutti ormai riconoscono, a cavallo dei secoli XVI e XVII rivoluzionò la storia dell’arte.
Sono proprio i ritrovamenti archivistici di don Sandro, per meglio dire le testimonianze riemerse in un codice da lui scovato negli Archivi vaticani, che consentono di fornire una più ampia narrazione del tragico duello in cui trovò la morte Ranuccio Tomassoni, nel maggio del 1606, come appare nel volume in memoria di Maurizio Marini (etgraphiae, 2015) che induce oggi a derubricare l’evento come “omicidio preterintenzionale”. Quegli scritti in effetti aiutano a capire perché la mano dell’artista si armò quel fatale giorno e i veri motivi di quel duello.
Indagando sulle carte del fondo notarile e su quelle del fondo criminale del Governatore di Roma, Corradini ha scoperto cosa era realmente successo, e poi che tipo di pena aveva subito Caravaggio e se quell’uscita così frettolosa da Roma aveva uno scopo e un fine, vale a dire se ci fosse l’idea di come poter rientrare, e come, oppure fosse una condizione permanente. Abbiamo insistito su questo punto che ci pare davvero poter riassumere bene come don Sandro Corradini abbia inteso la ricerca storica, sempre però collegata a tematiche di carattere civile, educativo, in uno spirito partecipativo che ne ha sempre esaltato anche il portato spirituale.
Non bisogna dimenticare infatti che egli ha ricoperto per anni anche un incarico di importanza capitale in Vaticano, come promotore di giustizia della Congregazione per le Cause dei Santi, prima di impegnarsi in prima persona, ormai da oltre 30 anni, in indagini di archivio.